domenica 24 luglio 2011

RassegnArte Musica - del 24 luglio 2011

Keith jarret a Milano



da youtube

Il grande musicista Jazz sarà a Milano il 28 luglio in Trio con Peacock al contrabbasso e De Johnette alla batteria. Consiglio a tutti di andare a vedere il concerto perchè è una grande occasione per vedere questa formazione di mostri sacri del Jazz che hanno contribuito alla storia della musica. Vi allego una recensione dal Corriere della Sera.

Estro e classicità del jazz con il piano magico di Jarrett

In trio con Peacock al contrabbasso e DeJohnette alla batteria. Napoli, successo al San Carlo. Giovedì suonerà a Milano

NAPOLI - Stregato da Napoli e dal suo Teatro San Carlo, Keith Jarrett si è ripresentato all'ombra del Vesuvio solo due anni dopo essere stato il primo jazzista a suonare nel tempio della lirica partenopea. Allora, esattamente il 18 maggio 2009, aveva dato uno dei suoi esoterici concerti pianistici solitari per i quali è amato da ogni sorta di pubblico; ora si è presentato invece alla testa del trio completato da altre due personalità di grande peso, Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria. E certamente buona parte del pubblico di allora è tornato ad ascoltarlo, perché la platea e i palchi (con biglietti non proprio popolari, dai 60 euro delle ultime balconate fino ai 200 dei posti più ambiti) vibravano in sintonia con la sua musica sempre sapiente e fascinosa, come se si trattasse di ritrovare un vecchio amico.
 Lo Standards Trio, nato nel 1983, con Jarrett, Gary Peacock (contrabbasso) e Jack DeJohnette (batteria)








Prima tappa nazionale di un tour europeo di otto date, il concerto napoletano sarà seguito in Italia soltanto da un'esibizione del trio agli Arcimboldi di Milano, giovedì 21. Il gruppo tiene fede al nome con cui incise i primi dischi, nell'ormai lontano 1983: Standards Trio. Anche a Napoli, infatti, si sono ascoltati brani del grande repertorio nordamericano, alternati piuttosto regolarmente fra le ballad, nelle quali il pianista creava spesso arabeschi quasi impalpabili, e temi vicini alla scattante tradizione del bebop. Ma bisogna dire che la triangolazione fra i formidabili interpreti che costituiscono il gruppo permette loro di usare spesso questi temi famosi come trampolini verso gli spazi inesplorati dell'improvvisazione assoluta. Se li si ascolta bene, poi, i tre fuoriclasse americani rivelano perfettamente la loro formazione, che risale ai libertari anni Sessanta, non mostrandosi particolarmente interessati a un flusso musicale rassicurante; al San Carlo frammentavano costantemente le frasi, rendendole ruvide e scabrose come per meglio assaporarle, e anche le ballad più languide si aprivano ad istanti di sottile meraviglia, simili in qualche misura a frattali sonori. Così, dietro al pianoforte sempre narrativo e iridescente del leader, il contrabbasso di Peacock disegnava volentieri vette e valloni di lontane catene montuose, senza accontentarsi di un accompagnamento costante, mentre la batteria di DeJohnette sorprendeva con gli sciabordii dei piatti, luminosi come folgori in una notte senza luna. Le diverse camicie dei tre (rossa quella di Jarrett, nera di Peacock, bianca di DeJohnette) sembravano rappresentare gli elementi che si mischiano e si ricompongono nel loro discorso musicale, fuoco terra e aria, in un concerto che ormai rappresenta la classicità del jazz.
Di Claudio Sessa, dal Corriere della Sera del 19 luglio 2011

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