giovedì 21 luglio 2011

RassegnArte - di giovedì 21 luglio 2011

Sulla Poesia

Vi propongo un articolo uscito recentemente sul Corriere riguardo alla poesia. E' interessante, nonostante io non mi trovi d'accordo sulle conclusioni, poichè invita ad una riflessione sui motivi per cui la sua lettura risulti così poco praticata, soprattutto da parte delle giovani generazioni. Vi allego poi un video di Benigni, sul suo rapporto con la poesia: è bellissimo perchè parla con il cuore e la pancia di cosa sia la poesia, al contrario dell'intellettualismo con la quale essa trova espressione nell'articolo qui di seguito e per cui, forse, così frequentemente ci troviamo a fuggirla.
Vince
Anselm Kiefer, «Volkszählung», 1991, installazione


 









Qualche mese fa, discutendo con due giovani poeti particolarmente intelligenti e colti, Carlo Carabba e Matteo Marchesini, abbiamo concluso che oggi (e da tempo) la poesia italiana è prevalentemente divisa in due tipi: c'è quella incomprensibile e c'è quella noiosa, perché manca, da parte degli autori, la passione di essere letti. Questa idea sarà crudele, ha tuttavia il vantaggio di spiegare perché di poesia se ne pubblica tanta e nessuno se ne accorge. Il fatto che la critica non ne parli e che i giornali evitino il più possibile di recensire i poeti, è solo una conseguenza. Nominalmente e idealmente la poesia resta un valore virtuale, una specie di feticcio intoccabile. Di fatto, se ci si fa un'idea dei libri di poesia che escono e se si prova a leggerli, si arriva a conclusioni desolanti.
Del resto, noiose o incomprensibili oggi sono anche le arti visive: e in cima alla classifica negativa metterei le «installazioni». I più noti fra gli installatori (gente ben pagata) sono dei noiosissimi furbi che la critica esalta e iperinterpreta per ragioni che non riescono a convincere né il pubblico ingenuo né quello colto. Sia nel caso della poesia che in quello delle arti visive molto si spiega con un circolo vizioso: gli autori ignorano il pubblico e il pubblico ignora loro. Ma nelle arti visive regna lo strapotere dei critici. Decidono loro che cos'è arte e soprattutto fanno i prezzi.
Non credo che la poesia oggi in Italia sia meglio della narrativa. Si tratta di situazioni opposte. La narrativa è corrotta dal mercato, dal miraggio del best-seller, dagli editori, dai premi e dalla povertà culturale degli autori: ma chi scrive un romanzo sa di doversi confrontare con una realtà esterna alla scrittura. La poesia è corrotta invece da se stessa, dall'idea che ha di sé: fuga dalla comunicazione o libera espressione del già saputo. Chi scrive poesia crede di essere giustificato, qualunque cosa scriva, dal fatto che lo scrive al riparo di un'idea-valore, l'idea di poesia. Se ci si liberasse di questa idea consolatoria, si arriverebbe a guardare in faccia la realtà dei testi, e si potrebbe tranquillamente constatare che il 90% di ciò che si legge nelle collane di poesia e nelle antologie, è da dimenticare.
Tutto qui? Che cosa resta una volta messa da parte la poesia incomprensibile e quella noiosa? Restano una decina o poco più di poeti, che sanno di che parlare e sanno che cos'è un verso. Chi sono costoro? Per ragioni di cortesia, raramente i critici si decidono a dirlo, anche perché fra i non-poeti finirebbero parecchi «nomi» che negli ultimi vent'anni si sono conquistati, chissà come, un certo prestigio. Un prestigio convenzionale e diciamo pure editorial-mondano, fondato più sulla tenacia autopromozionale degli autori che sulla qualità dei testi. Ma anche quando i critici scelgono i loro poeti, non sono mai d'accordo, o l'accordo riguarda a malapena un paio di nomi.
Siamo così arrivati al punto. In che consiste la qualità di un testo poetico? Chi può accertare questa qualità? La partita si gioca fra lettori che non ci sono, sono sconcertati o sprovveduti, e critici la cui «competenza testuale» è diventata assai dubbia e che generalmente non osano giudicare, si astengono, non tengono lezioni sulla poesia contemporanea. Mi sembra che dagli anni Novanta a oggi la sola pubblicazione che abbia incoraggiato la critica e osato dire dei sì e dei no (non senza rischio di errore) sia stato l' Annuario di poesia di Giorgio Manacorda, Paolo Febbraro e Matteo Marchesini. Pubblicazione di cui si è parlato poco, anche se contiene molti saggi che andrebbero raccolti in volume.
«Può interessare la poesia?» si chiedeva vent'anni fa un poeta e critico americano allora giovane. Cattiva domanda che provoca cattive risposte. La Poesia, l'Arte, la Filosofia, il Romanzo... Siamo sempre lì. Il guaio e l'alienazione della non-lettura nascono dal fatto che si ragiona per generi e categorie generali, non per autori o, meglio ancora, per singoli libri e singoli testi. Quando si tratta di qualità dei testi poetici, per non fare danno bisogna essere spietati: questa strofa meglio toglierla, questo finale è sbagliato, perché questo verso finisce qui? La tecnica è tutto, quando si sa che cosa dire o non dire. Come ai tempi di Saba, resta da fare «la poesia onesta» perché, comunque, non può essercene altra. In poesia, in qualsiasi arte, in ogni forma di pensiero critico, solo l'onestà è geniale. I migliori lettori di poesia, i più severi e selvatici sono quasi sempre i poeti. Quelli che lo sono, volevo dire. In Italia, oggi come mezzo secolo fa, una decina o poco più.

da Corriere della Sera.it del 14 luglio 2011, di Alfonso Berardinelli

La poesia secondo Benigni

Video tratto da Youtube





Musica a Milano
La seconda segnalazione che vi propongo riguarda due bei concerti che si svolgeranno a Milano, l'uno questa sera e l'altro invece nella giornata di domani.
Stasera ci sarà Moby, un grande artista di New York, il quale propone delle belle ricerche nel campo della musica elettronica, sempre venata, di grande dolcezza, dandogli un accento poetico molto moderno.
Arena Civica di Milano, h. 21.00, ingresso euro 41.00A Voi un video appena prodotto con il suo ultimo album

video tratto da youtube

L'altro concerto sarà domani sera e riguarda Le luci della centrale elettrica, un progetto di Vasco Brondi che canta la realtà odierna secondo un ottica anticonformista, di una certa sinistra alternativa che guarda con nostalgia e recriminazione a un certo passato degli anni Settanta e Ottanta. E' da vedere assolutamente anche per la sua vena lirica di grande classe. A Voi un altro video


Video tratto da youtube 

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