sabato 16 luglio 2011

Focus - di sabato 16 luglio 2011

Pier Paolo Pasolini alla Triennale



La mostra illustra i settantotto scatti in b/n eseguiti da un giovanissimo Dino Pedriali, al quale Pasolini affidò il compito di illustrare alcuni momenti della sua attività creativa, durante la stesura degli scritti che avrebbero dovuto far parte del romanzo  "Petrolio ". Lo scrittore viene raffigurato nei momenti più intimi, attraverso istantanee sul lavoro o ritratti nei quali emerge la solitudine dell'artista, ritiratosi nei pressi di Viterbo per la stesura del romanzo ma dove emerge anche quella intelettuale, sottolineata da una certa asprezza degli scatti riguardanti i suoi ritratti. Questi avrebbero dovuto, nelle intenzioni di Pasolini, accompagnare la presentazione della nuova opera, mai conclusa per il sopravvenire dell'improvvisa morte entro pochi giorni. Tali scatti, acquisiscono allora un ulteriore valore di estrema testimonianza, non solo cronachistica ma anche come emblema pregnante di quegli ultimi momenti di vita di uno scrittore che così emerge nel pieno del suo status di scrittore civile, impegnato nello sguardo critico su di un Italia in fase di forte mutamento culturale com'era l'Italia della metà degli anni settanta del secolo scorso. Qui di seguito si allega un approfondimento critico su tale aspetto.
Vince 


Sono settantotto scatti, opera di un allora venticinquenne Dino Pedriali. Ritraggono un Pierpaolo Pasolini inconsapevole di star trascorrendo le ultime settimane della sua vita. In qualche modo c'è anche questa specie di fascino morboso nell'interesse che inevitabilmente si avverte percorrendo gli spazi della Triennale di Milano che sino al prossimo 28 agosto ospiteranno la mostra dedicata al compianto artista di origine friulana, un reportage fotografico che svela un Pasolini sconosciuto, penetrando nella sua quotidianità, raccogliendone abitudini e punti oscuri, inquietudini e ritmi.
Pier Paolo Pasolini stava lavorando a Petrolio, un romanzo-inchiesta, rimasto incompiuto, che partendo dalle vicende petrolifere italiane legate all'Eni ed ad Enrico Mattei esplorava in maniera completa l'esagerato universo pasoliniano, addentrandosi fra i meandri di un linguaggio controverso, estremo nella forma, duro, necessario alla costruzione di un impianto narrativo talmente complesso che lo stesso Pasolini, in un lettera dell'epoca indirizzata ad Alberto Moravia, non esitava a definire“un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di "summa" di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie.“ Leggendo queste parole è forse possibile intendere il rapporto che Pier Paolo Pasolini aveva sviluppato nei confronti dell'opera che stava realizzando, una relazione ben più profonda di quella che solitamente un'artista è portato ad alimentare nei confronti della propria creazione, un lavoro nel quale lo scrittore voleva entrare integralmente, non soltanto con le parole dettate dalla sua mente, ma anche con il corpo.
Per questo fu direttamente lui a chiedere a Dino Pedriali di realizzare quel servizio fotografico, quegli scatti che oggi è possibile rivedere e che raccontano Pasolini nella sua casa alla Torre di Chia, in provincia di Viterbo, nel rudere medievale, dal fascino pacifico e malinconico, in cui aveva deciso di ritirarsi per scrivere il romanzo. Il volto di Pasolini emerge in tutta la sua durezza, circondato da libri, da riviste, dai fogli, dalle penne, rapito nell'atto di scrivere sulla sua Olivetti Lettera 22, concentrato su un dipinto, su un disegno.
Le mani, il corpo, costituiscono un altro elemento centrale di questa retrospettiva. Alcuni scatti sono costruiti come se il fotografo li avesse rubati, appostato da qualche parte nella boscaglia, pronto a ritrarre Pasolini nella sua intimità più fragile, nella sua nudità, nei suoi atteggiamenti più privati.
Ne viene fuori un lavoro vivo e toccante, in cui l'immagine di Pasolini è colta nella tristezza di un panorama drammaticamente distante, nella sua fatale ed estrema solitudine.
 da MAURO MONDELLO per ARTITUDE


Seguono alcuni video: l'uno inerente al soggetto della mostra e al lavoro di Dino Pedriali 



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