Nasce un grande progetto culturale per la città di Milano da parte della nuova giunta cittadina in Piazza della Scala
L'iniziativa del gruppo bancario Intesa Sanpaolo di aprire nelle sue sedi storiche di Milano un grande museo - con spazio espositivo che risulta doppio rispetto a quello della Pinacoteca di Brera (8.300 metri quadrati espositivi) - è nel solco di questa tradizione, che l'ipercapitalismo nichilista appariva aver cancellato. E parzialmente cancellato persino a Milano, dove sino all'età di Mattioli, Olivetti e Mattei la finanza e l'impresa avevano svolto un ruolo determinante nello sviluppo civile, accanto a quello del cattolicesimo ambrosiano.
MILLE OPERE - Così, dopo il museo Diocesano aperto anni fa, e dopo l'inaugurazione del civico museo del Novecento l'autunno scorso, ora la prima banca italiana destina ampi spazi per esporre opere d'arte: inizialmente saranno 200, ma entro il 2012 circa mille tra quelle del suo patrimonio costituito da diecimila pezzi. Questa iniziativa fa parte di «Progetto Cultura», un vasto impegno della banca nel campo dei Beni culturali. Un impegno che comprende la già avvenuta apertura di palazzi storici diventati musei (Palazzo Zevallos a Napoli e Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, più una prossima apertura a Torino) e l'iniziativa «Restituzioni», con la quale la banca ha finanziato il restauro di 600 opere indicate dalle sovrintendenze. «Si tratta di un progetto - ha dichiarato il direttore del «Corriere della Sera» Ferruccio de Bortoli introducendo ieri la presentazione dell'iniziativa - che è un'offerta nazionale e federalista insieme, perché intende unire e non dividere».
da Pierluigi Panza, in Corriere.it del 23 giugno 2011
IL "LEVIATANO" DI KAPOOR
E' visibile in questi giorni la nuova e monumentale opera di Kapoor, l'artista anglo-indiano che incentra la sua ricerca sull'immaterialità dell'arte.
PARIGI - E' un colpo d'occhio impressionante: un enorme pallone, anzi tre, gonfiati all'interno del Grand Palais. Ne riempiono lo spazio (72 mila metri quadri) quasi per intero, fino a sfiorare la meravigliosa "verrière", la vetrata che fa da tetto al palazzo sui Campi Elisi (costruito per ospitare l'Esposizione Universale del 1900), fino a entrare nel suo gioco di ferro e di vetro. Invitato dalla quarta edizione di MONUMENTA (aperta ieri, fino al 23 giugno), Anish Kapoor, scultore, architetto, artista star angloindiano (nato a Bombay nel '54, arrivato a Londra nel '73), ha immaginato un'opera enorme, dall'interno cavo, e l'ha chiamata "Leviathan" come il mostro marino della Bibbia.
E' una forma composita, sono tre sfere di tessuto plastico saldate tra loro; ognuna occupa un'ala del Grand Palais. Se ne stanno lì, leggere e pesantissime, costantemente gonfiate da due ventole; sono di un colore tra il marrone e il melanzana (il colore del sangue, dice Kapoor) scuro come i sentimenti che l'opera suscita. Non a caso Kapoor ha voluto dedicarla all'artista cinese Ai Wei Wei, arrestato dal regime, del quale da molte settimane non si hanno più notizie. Dopo aver passeggiato tra le sue meravigliose, monumentali curve esterne, nella "balena" si può entrare in trecento e vi sono previsti spettacoli di teatro e di circo. E'
Attentissimo a forme e colori, non è la prima volta che Anish Kapoor lavora su una geometria complessa e su opere monumentali: basti pensare all'altrettanto impressionante "Marsyas", creato nel 2002 per la Sala delle Turbine, ingresso della Tate Modern a Londra, o all'ipnotico "Yellow" installato due anni fa alla Royal Academy sempre a Londra. "Marsyas" era stata realizzata in pvc rosso fuoco dalla stessa fabbrica francese che ha creato i 166 pannelli del "Leviathan": 12 mila metri quadrati di tessuto. "Trama e ordito sono in poliestere" dice Françoise Fournier della "Serge Ferrari", "mentre la copertura è in polymer non allungabile. E' un tessuto molto stabile che crea un'ondulazione misurata". Ci sono voluti sette giorni e trenta uomini per saldare insieme i pannelli di tessuto e per gonfiare la struttura (lunga cento metri, larga settantadue e alta trentatre). La fila fuori dal Grand Palais è già lunghissima.
Da Laura Putti, in Repubblica.it del 16 maggio 2011
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