domenica 29 settembre 2013


Un ricordo di Argan: arte, cultura, società e politica.


















«Ricordo una sera del ’36 in cui ci trovammo a cena io, Brandi, Ragghianti e Antonino Santangelo, tutti storici dell’arte; parlammo fino a tarda notte del senso di colpa di fronte alla gratuita aggressione perpetrata dal fascismo [all’Etiopia]. I dubbi sono poi diventati avversione con l’infamia palese dell’aiuto a Franco; e l’avversione si è mutata in odio con il “patto di acciaio”, la persecuzione degli ebrei, la guerra a fianco di Hitler. E’ soltanto dopo la guerra che gli intellettuali della mia età hanno potuto leggere Gramsci, rendendosi conto che i problemi del lavoro e dei lavoratori erano anche, in primo luogo, problemi di cultura. […]
Tutta l’arte è dentro la cultura, anzi l’arte non è che una tecnica che produce cultura; quindi la storia dell’arte va studiata come storia della cultura, ma questa non può essere disgiunta dalla storia della società e studiando i mutamenti che avvengono nella cultura artistica si studiano i mutamenti che l’arte produce nella società»

Da G.C.Argan, “Un’idea di Roma”, libro-intervista di Mino Monicelli, Editori Riuniti 1979


da https://www.facebook.com/appuntidistoriadellarte.blogspot.it 

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